Invasione russa e segni dei tempi - Animum debes mutare, non caelum
Mentre le analisi geopolitiche e le speculazioni strategiche sembrano occupare l’interezza del dibattito pubblico, mettendo ancor di più tutti gli uni contro gli altri, è forse necessario cercare di meditare sui segni escatologici dell’invasione dell’Ucraina secondo una prospettiva che ci permetta di vedere le cose al di sopra e al di là di una logica solo orizzontale dei conflitti.
Uno di questi segni esteriori sembra manifestarsi all’interno della comunità cristiana ortodossa, che di recente appare vittima di una nuova scissione: gran parte dei metropoliti che facevano capo a Mosca ora non riconoscono più il patriarca Kirill, ma nemmeno si sono uniti ad una delle altre due principali chiese ortodosse ufficiali in Ucraina, creando così di fatto un nuovo scisma e confusione per i fedeli. Da ultimo, il principale portavoce del patriarca Kirill nel mondo, il metropolita Hilarion, è stato sollevato dopo 13 anni dal suo incarico di presidente del Dipartimento delle Relazioni Esterne del Patriarcato di Mosca e come membro permanente del Santo Sinodo.
Ci sembra che si tratti di alcuni segnali legati, forse, ad un momento di crisi e nuova fase di strumentalizzazione della religione che, proprio come accade per i movimenti fondamentalisti islamisti, viene tirata in causa per la creazione di una milizia armata “ultraortodossa” e “benedetta” in Russia dal più alto rappresentante dell’autorità spirituale.
Ma l’aspetto rilevante è che a questa deformazione della religione exoterica e confusione tra poteri temporale e spirituale si aggiunge un’ideologia, come nel caso del filosofo molto influente in Russia Alexander Dugin, che strumentalizza proprio l’opera dello shaykh Abd al-Wahid Yahya Guénon, volendo far coincidere un presunto ultimo baluardo della Tradizione, un “califfato esoterico”, con un preciso regime politico, l’attuale federazione russa post sovietica, la più grande unità territoriale politica al mondo, che andrebbe difesa addirittura con le armi contro tutto il resto dell’Occidente, considerato nella sua totalità come regno dell’antitradizione.
Infine, si aggiunge una volontà di potenza di evoliana memoria che fa dire a questi presunti difensori della Tradizione che, nel caso in cui dovessero perdere la battaglia, allora l’unica soluzione sarebbe di anticipare l’escatologia e “distruggere tutto”.
Ci chiediamo su quale base di intelligenza, fede, sensibilità per il sacro, conoscenza reale del mondo e vera Ortodossia si fonderebbe questa nuova polarizzazione tra un “male assoluto” da una parte e un “bene assoluto” dall’altra. Come è possibile identificare l’intero Occidente come il regno del male e, per di più, soltanto con l’insieme di alcuni Stati politici? Non è forse la Russia stessa, in se, anche in parte occidentale nella sua identità? E non esistono forse uomini e donne anche in Occidente che cercano di perseguire ancora oggi una ricerca autentica della Verità e di conformità alla Tradizione?
Creare militarmente un nuovo confine artificioso tra Oriente e Occidente, Tradizione e anti-tradizione – volendolo farlo coincidere con alcuni territori in Asia – non corrisponde forse ad un nuovo tentativo di camuffare quello che dovrebbe essere il vero argine spirituale, confine intellettuale e katechon alle forze della disgregazione? Non sono questi alcuni segni escatologici che molte tradizioni potrebbero leggere come una nuova fessura nell’autentica muraglia spirituale – che non è uno “stato cuscinetto” - contro le orde di Gog e Magog?
Tutti questi artifici ci sembrano infatti costituire un’azione di anti-katechon che agisce secondo un contro-ritmo e contro-tempo anti-cristico: l’Avversario sa che alla fine a prevalere sarà lo spirito del Cristo; per questo agisce per portare all’estremo il male, dilatando il tempo in cui le forze oscure potranno avere presa sugli uomini, sia in termini di atrocità che di inversione. La demonizzazione dell’Occidente come tale ci sembra un attacco proprio alla sua funzione escatologica, misconoscendo che è proprio in Occidente che alla fine dei tempi dovrà “sorgere il sole”, come affermano alcune tradizioni islamiche.
Ma se ormai non sembra più possibile che i due poteri spirituale e temporale possano manifestarsi nella loro unità prima della fine, le battaglie che attendono noi uomini di questi tempi appartengono all’ambito di quello che la tradizione islamica chiama jihad al-aqli, lo sforzo intellettuale: la chiarezza dell’ortodossia exo-esoterica in ogni forma tradizionale, la superiorità della dimensione contemplativa, intellettuale e spirituale su ogni azione, la necessità di compiere un’azione di katechon per preparare e attendere la seconda venuta di sayyduna ‘Isa, Gesù nella tradizione islamica, che sarà la Vera Vittoria. Questo discernimento ci permette di non scadere in speculazioni sulle diverse messe in scena che l’Avversario sta creando, ma che non sono il vero ragionamento tradizionale: “La Nato ha provocato, quindi la Russia ha risposto! Il governo dell’Ucraina ha un orientamento populista filo-americano! La chiesa ortodossa ha delle nuove beghe interne! Si tratta di una semplice continuazione della guerra del Donbass iniziata sette anni fa! Dopotutto, anche la Russia ha le sue ragioni!”.
Per citare un insegnamento dello shaykh Abd al-Wahid Pallavicini: «Per noi uomini di fede il male è solo nell’inganno, che vuol farci guardare altrove e dimenticare che universo significa “volto verso l’Uno”».
La purezza da mantenere non è allora quella contro i “vaccini” dell’Occidente o della Nato, né quella di un idealismo ingenuo che crede di poter cambiare il mondo o fermare la guerra, bensì quella della fedeltà all’eredità della dottrinale tradizionale nella discriminazione intellettuale per una testimonianza e visione veramente metafisica, ortodossa, escatologica, rispettosa del sacro nelle religioni e tra i credenti e le compagnie spirituali.