Considerazioni sull'Escatologia islamica
Con l'aiuto di Dio, tenteremo di esporre qualche considerazione sull'escatologia islamica, basandoci sul Corano e gli ahadith o tradizioni profetiche. Di fatto bisognerebbe parlare più esplicitamente dell'insegnamento dell'Islam riguardo a un'escatologia che è comune agli ebrei, ai cristiani e ai musulmani, com'è, in fin dei conti, comune a tutti gli uomini.
Ѐ risaputo che l'articolo di fede centrale dell'Islam è il tawhid: l'affermazione dell'unicità assoluta di Dio. Al di là della diversità delle prospettive, questo enunciato metafisico si trova al cuore di ogni dottrina tradizionale. Ma il Dio unico del monoteismo non è un Dio astratto; ha una relazione personale con l'uomo, Egli crea e si rivela con la Sua Parola. Da quando Dio ha creato l'uomo affinché questi Lo adori, l'adorazione in questo basso mondo (al-dunya) assume necessariamente il suo senso finale al momento del passaggio nell'altro mondo (al-akhira) e della visione del Volto di Dio. Per questo la Tradizione islamica unisce alla fede in Dio la fede nel ritorno ineluttabile verso Dio.Inna li-llahi wa inna ilayhi raji 'un:
"In verità a Dio noi apparteniamo e a Lui facciamo ritorno". (Cor. II, 156.)
Così il Corano annuncia con urgenza l'avvento prossimo dell'Ultimo Giorno, il Giorno della Resurrezione (yawm al-qiyama) e del Giudizio secondo la religione (yawm al-din), quando gli uomini usciranno dai sepolcri e saranno condotti al cospetto del loro Signore, per essere giudicati per la loro fede e per i loro atti.
La rivelazione coranica si presenta come un ultimo richiamo (dhikr) di queste verità eterne, che precede di poco tempo l'avvento dell'Ultimo Giorno. La Tradizione profetica ci insegna, in effetti, che l'Islam si pone, nel piano di Dio per il mondo, come il tempo che separa la preghiera del pomeriggio (salatu-l-'asr) dal tramonto del sole che segna la fine della giornata. (Al-Bukhari.) I musulmani si riconoscono esplicitamente come gli ultimi chiamati a operare conformemente all'Ordine di Dio, secondo un hadith che presenta un parallelismo con la parabola evangelica degli operai dell'ultima Ora. Quanto all'ultima Ora (al-sa'a), essa è chiamata così perché si affretta verso di noi (tas'a - parola derivante dalla radice apparentata asa'a). (Muhyi-d-Din Ibn 'Arabi*, Futuhatu-l-makkiya*. Trad. Les Illuminations de la Mcque, a cura di M. Chodkiewicz, Sinba, p. 173.) Il Profeta Muhammad disse un giorno ai propri compagni:
Sono stato inviato, io e l'Ora, così: e mentre parlava faceva segno con due dita unite. (Al-Bukhari.)
Sarebbe vano cercare di sapere quando verrà quest'Ora, perché tale conoscenza non appartiene che a Dio; il Profeta, interrogato a questo proposito, disse:
Colui al quale è domandato non ne sa di più di colui che domanda. (Muslim.)
E il Corano aggiunge:
Ti interrogheranno riguardo all'Ora. Quando verrà? Dì: la Sua Scienza è presso il mio Signore. Nessun altro se non Lui la manifesterà a suo tempo. Essa pesa sui cieli e sulla terra e non verrà che all'improvviso. (Cor. VII, 187.)
Tuttavia, se l'Ora resta un mistero riservato a Dio, il Profeta ne rivelò alcuni segni precursori. In particolare, questi tempi d'attesa sono segnati da rivolgimenti sociali e turbamenti morali crescenti. A un beduino che s'inquietava, il Profeta rispose:
Quando il deposito non è più rispettato, aspettati la venuta dell'Ora. (Al-Bukhari.)
Si tratta qui del deposito della fede, di cui solo l'uomo ha accettato di farsi carico, al principio dei tempi. (Cor. XXXIII, 72.) Il beduino allora insistette:
In che modo il deposito non è rispettato? Quando si pone il comando nelle mani di coloro che non ne sono degni, aspettati la venuta dell'Ora. (Al-Bukhari.)
Tale è la prospettiva dell'Islam: gli eventi esteriori costituiscono i segni delle realtà interiori. I disordini della società testimoniano dunque simbolicamente la scomparsa della vita spirituale. Il Profeta annunciò ancora a questo proposito:
Io non temo per voi che associate altri a Dio, ma temo per voi questo basso mondo e ho paura che disputiate riguardo a me. Allora vi ucciderete tra di voi e in questo modo vi perderete come si sono perduti i vostri predecessori. (Al-Bukhari e Muslim.)
Ci sembra di assistere oggi al compimento inesorabile di questa sentenza profetica. L'Islam si frantuma in gruppi etnici, politici e teologici, malgrado la forza della fede in Dio che ancora unisce molti musulmani. I più lucidi denunciano lo scatenarsi devastante degli appetiti di consumo materiale e la degenerazione morale che ne risulta. Ma i tentativi di restaurazione della società islamica mischiano ai valori tradizionali ideologie profane, quali il nazionalismo, il socialismo, il razionalismo, il sentimentalismo umanitarista e la fiducia nel progresso tecnico o liberale che ne distruggono le fondamenta. La conoscenza spirituale lascia il posto, poco a poco, a un'interpretazione del tutto esteriore e moralistica della religione, che, distogliendo l'attenzione dall'altro mondo verso questo mondo, ha in grande parte perduto il senso della santità. In previsione di questi eventi, il Profeta esortò la comunità a restare salda nella propria religione:
Vi saranno divisioni e altre cose che voi biasimerete - E allora, dissero i fedeli, che cosa ci ordini di fare? - Voi dovrete sdebitarvi di quel che vi è stato imposto e domandare a Dio quel che vi spetta. (Al-Bukhari.)
In un'altra sentenza, egli richiamò nettamente, per gli ultimi tempi, la superiorità della contemplazione sull'azione:
Colui che sarà seduto varrà di più di colui che sarà in piedi; colui che sarà in piedi varrà di più di colui che camminerà; colui che camminerà varrà di più di colui che correrà. Colui che vorrà vederli sarà travolto da loro. Colui che troverà un asilo vi si rifugi. (Al-Bukhari.)
La civiltà occidentale ha già conosciuto questo periodo in cui l'uomo perde il gusto della vita spirituale, quando la religione diviene lo strumento del potere temporale e delle ideologie. Ora che la grande maggioranza degli occidentali ha dimenticato perfino il significato della sottomissione a Dio, si idolatra al tempo stesso la chimera della società ideale avente in se stessa il proprio fine in questo mondo, e l'illusione dell' "uomo nuovo" liberato da tutte le sue catene. Ma l'utopia sociale e l'arroganza prometeica hanno in comune l'ignoranza della vera condizione umana, che assume il proprio senso soltanto nella Rivelazione. Il Profeta diceva:
Rabbi zidni 'ilma: O mio Signore, aumenta la mia scienza. (Cor. XX, 114.)
Chi domanda ancora a Dio l'accrescimento della propria conoscenza, dando il suo pieno valore alla contemplazione? Il Profeta diceva:
Allahumma la 'aysha illa 'aysha-l-akhira: O mio Dio, non c'è vita se non la vita futura. (Al-Bukhari.)
Chi crede ancora al proprio ritorno verso Dio e all'incontro con l'altro mondo? In Oriente come in Occidente, e noi diamo a questi termini la loro sola accezione geografica, non si cerca che raramente la vita spirituale in questo mondo, o la conoscenza nell'altro mondo, che costituisce la visione del Volto di Dio, ma solamente l'azione, che obnubila i cuori. Ora, l'azione che non si radica nella conoscenza di Dio è illusoria.
La dottrina tradizionale dei cicli cosmici ci insegna che le cose devono necessariamene andare così. In effetti, tutto ciò che è possibile è avvenuto, avviene o avverrà. Le possibilità inferiori corrispondono a un allontanamento ontologico sempre più accentato dal Principio e non possono manifestarsi che alla fine del ciclo temporale. Dopo la rottura della relazione dell'uomo con Dio proclamata dal materialismo, viene il periodo dlla dissoluzione psichica, in cui l'uomo si apr verso il basso alle forze distruttrici. Certo, ogni giurisdizione tradizionale conoscerà dei disordini secondo la sua prospettiva particolare. Ma tutte sono inevitabilmente atratte verso lo stesso punto terminale. Il Profeta avvertì la propria comunità:
Voi seguite la via di coloro che vi hanno preceduto palmo dopo palmo, cubito dopo cubito. Di modo che se essi vorranno entrre nella tana di una lucertola, voi li seguirete. (Al-Bukhari.)
E ancora altri sconvolgimenti devono avvenire. Il Profeta annunciò un giorno ai suoi compagni:
Dalla creazione di Adamo sino al giorno in cui si leverà l'Ora, non vi sarà evento più grave della venuta di al-Daljjal, l'Impostore. (Muslim)
E il Profeta aggiunse:
Volete che vi prli dell'Impostore come nessun profeta ne ha mai parlato ai suoi compagni? Egli è guercio e porterà con sè un'immagine del Paradiso e un'immagine dell'Inferno.Quello che egli dirà essere il Paradiso sarà in realtà l'Inferno. (Al-Bukhari e Muslim)
L'impostore farà regnare sulla erra l'opulenza per coloro che crederanno in lui. E secondo colui che riferì la sentenza:
Ora il Profeta minimizzava la sua importanza e ora l'amplificava, al punto che noi credemmo che egli si trovassse già nei nostri palmeti. (Muslim)
I segni precursori si tutto ciò purtroppo, sono visibili. Secondo un hadith:
L'Ora non arriverà prima che si siano visti comparire degli impostori, in numero di trenta all'incirca, che pretenderanno essere ciascuno l'inviato di Dio. (Al-Bukhari)
Già ora i falsi profeti si accalcano per vantare i loro metodi di «realizzazione personale», immediata. Sette e movimenti diversi fanno a gara per proporre una cacofonia i false gnosi e di ricette miracolose. Oppure ci viene spiegato che siamo già salvi, e che qualsiasi sforzo + inutile. Vediamo così disegnarsi sotto i nostri occhi quella che sarà, forse, l'ultima parodia: la fondazione di una metafisica a rovescio, che nega l'Onnipotenza e l'Onniscienza di Dio, così come il senso della Rivelazione, per preservare l'illusione della libertà individuale. Ed ecco annunciato l'arrivo di una nuova era, che sarà in realtà l'epoca terribile in cui l'uomo, ebbro di indipendenza, oserà proclamarsi, in un'ltima bestemmia, dio di se stessoIl Profeta non ci ha forse avvertiti:
Dio non è guercio; ebbene l'Impostore è guerciodall'occhio destro. (Al-Bukhari e Muslim)
Ora, l'occhio destro, secondo la tradizione, è quello che guarda verso Dio. Si tratta di un marchio evidente.
Il Profeta dice ancora dell'Impostore:
Egli è troppo debole perché Dio gli permetta di ingannare i credenti con parvenza di miracoli. (Al-Bukhari)
Tuttavia sarebbe pericoloso allentare ogni vigilanza, giacché sarà necessaria sempre più discriminazione per separare il grano dal loglio. Dobbiamo ringraziare Dio per l'opera provvidenziale di René Guénon, nell'Islam Shaykh 'Abd al-Wahid Yahya, che ci ha trasmesso un insegnamento dottrinale prezioso. Ma non possiamo dimenticare che la giusta Direzione (al-huda) è una Grazia che Dio accorda a chi Lui vuole. Comunque è verso di Lui che noi dobbiamo volgerci in primo luogo. A noi che, in questi tempi difficili, tentiamo di restare sottomessi a Dio attraverso il messaggio della Rivelazione, tocca dunque una particolare responsabilità: non di rivoltarci contro lo stato di cose del mondo moderno. La rivolta, infatti, non sarebbe una virtù. Non dice forse Dio, in un hadith qudsi:
Il figlio di Adamo mi fa torto Egli ingiura il tempo. Ora, Io sono il tempo (ana-l-dahr). Nella Mia Mano è il comando e Io rivolto la notte e il giorno (wa uqallibu-l-layla wa-l-nahar). (Al-Bukhari)
Noi dobbiamo sforzarci di conservare il patrimonio spirituale di cui siamo gli eredi seppure indegni, e di restare dei testimoni fedeli, finché sarà possibile.
I musulmani attendono il ritorno di Gesù Cristo, Saiyyduna 'Isa, su di lui la Pace, che è l'Unto (al-Masih) e la parola di Dio (Kalimat Allah). Essi condividono questa attesa messianica con i cristiani e, in forme simili, con i credeni di altre tradizioni. Secondo la Tradizione islamica, Sayyiduna Isa non è morto: è stato richiamato presso Dio, dove dimora vivente, ridiscenderà.
Così il Profeta avvertì solennemente:
Lo giuro per Colui nelle Cui Mani è la mia anima, accadrà d'improvviso che il figlio di MAria discenderà fra di voi ocme un arbitro imparziale. (Al-Bukhari)
In quanto sigillo dei santi (khatm al-awliya), Sayyiduna Isa rappresenta la dimensione interiore della religione, quella della retta intenzione (al-niyya) che testimonia della purezza del cuore (al-ikhlas) e vivifica gli atti. Perché gli atti non valgono che per l'intenzione. (Al-Bukhari e Muslim) Ora, lo Spirito (al-ruh), il soffio di vita che Dio insufflò in Adamo, si ritira poco a poco dal mondo o, più esattamente, il mondo diviene sempre più opaco allo Spirito. I corpi e le forme rituali perdono allora la loro trasparenza simbolica e divengono fini a se stessi, prima di essere rigettati come conchiglie vuote, al momento della dissoluzione finale. Così il Profeta osservò:
Come farete, quando il figlio di Maria discenderà tra di voi e la vostra guida religiosa (iman) sarà uno dei vostri. (Al-Bukhari)
Ѐ allora che i cuori saranno verificati alla venuta di Sayyiduna 'Isa.
Non vi sarà nessuno tra le Genti del Libro che non creda in lui, Isa, prima della morte di quest'ultimo e, nel Giorno della Resurrezione, egli testimonierà contro di loro. (Cor. IV, 159)
Sayyiduna 'Isa sarà il segno dell'Ora. L'hadith diviene quindi drammatico:
Egli infliggerà all'Impostore un colpo così forte che costui si scioglierà come si scioglie il sale nell'acqua. Poi, le genti resteranno sette anni durante i quali non vi saranno due soli nemici. Poi, Dio manderà un vento fresco proveniente dalla Siria: e non rimarrà sulla terra un solo uomo nel cui cuore alberghi il peso di una formica di bene o di fede, senza che Egli colga la sua anima. Rimarranno allora i malvagi della terra, che avranno la rapidità degli uccelli e gli istinti delle elve. Essi non riconosceranno alcun bene e non rinnegheranno alcun male. Il Diacolo assumerà per loro sembianze umane e dirà loro: mi obbedirete sunque? Essi diranno: e che cosa ci ordini di fare? - Ed egli ordinerà loro di dorare gli idoli. Da quel momento i loro beni diverranno abbondanti e la loro vita piacevola. Ѐ allora che si soffierà nella Tromba. (Muslim)
Il mondo sopravvive in un equilibrio instabile. Dio solo sa quando questo equilibrio sarà rotto, ma la manifestazione eclatante dello Spirito è ineluttabile. Non vi sarà allora che un unico Grido (sayha wahida), una Parola di Dio portata dallo Spirito, nella forma simbolica del soffio dellìAngelo del Giudizio nella Tromba (al-sur), che farà del Giorno della Resurrezione una nuova Creazione (khalq jadid)simile alla prima Creazione. Questo sarà ilgiorno in cui il senso nascosto delle cose finalmente apparirà, il giorno in cui il mistero (al-ghayb) sarà svelato. Sarà il giorno del ritorno e del rovesciamento (inqilab), in cui l'interiore (batin) diverrà esteriore (zhahir), e si manifesterà l'invisibile. Poi gli uomini saranno giudicati secondo la fedeltà dei loro cuori e la conformità dei loro atti alla Parola di Dio, che è la Giusta Bilancia (al-mizan). La Tradizione islamica insegna che il Profeta Muhammad accederà allora a una stazione particolare, la stazione della lode (maqam mahmud), che farà di lui un intercessore di chiunque sarà rimasto fedele alla sua Legge. In verità, i racconti di questi eventi sono simbolici, Non si tratta in alcun modo di allegorie di consistenza, poiché gli eventi simbolizzati hanno già la loro piena realtà nel mondo delle forme sottili ('alam al-mithal), dove la visione profetica (arrun'ya) li ha decifrati. Essi già esistono nell'eterno presente della Scienza di Dio che ingloba la Possibilità Universale.
Come potrei rallegrarmi-disse il Profeta- quando l'Angelo della Tromba l'ha già imboccata e ha già udito l'autorizzazione a suonare? Quando riceverà dunque l'ordine di soffiarvi? (Al-Timirdhi)
Peraltro, i simboli devono necessariamente manifestarsi nel tempo, il cui corso dispiega le realtà immutabili del mondo invisibile. Nessuno sa come queste cose accadranno. Tutto ciò che possiamo dirne è contnuto nelle espressioni simboliche riportate dal Coranoe dagli ahadith.
In verità, la scossa dell'Ora sarà qualcosa id enorme: Inna zalzalata-s-sa'ati shay'un 'azhim.
Una sentenza profetica consiglia a colui che vivrà al momento della comparsa dell'Impostore di recitare su di lui i primi versetti della Sura della Caverna (sura al-kahf). LA tradizione islamica vi vede una sura polare, poiché essa si situa esattamente nel mezzo del Corano, contiene tre racconti di grande portata spirituale, che ci insegnano i misteri della dottrina dei cicli. Ci permettiamo di citare, anzitutto, l'ultimo: la storia di Dhu-l-Qarnayn, profeta ed eroe identificato con Alessandro Magno, il quale edifica una muraglia di ferro e bronzo come protezione contro le orde di Ya'juj e di Ma'juj (Gog e Magog).
Ecco una misericordia da parte del mio Signore. Quando si compirà la promessa del mio Signore, Egli raderà al suolo questo baluardo. La promessa del mio signore è vera. Noi lasceremo in quel giorno gli uni precipitarsi sugli altri come onde. Si soffierà nella Tromba, poi Noi li raduneremo tutti insieme. (Cor. XVIII, 98-99)
Ecco l'annuncio chiaro della dissoluzione finale. Il secondo racconto ci invita a meditare sull'incontro di Mosè, Sayyiduna Musa, con un personaggio misterioso che vive alla confluenza dei due mari (majma' al-bahrayn), quello di questo mondo e quello dell'altro. (Cor. XVIII, 60-82) La tradizione lo designa come al-Khadir, nome che evoca un verdeggiante perpetuo. Egli possiede una scienza venuta da Dio. Mentre Sayyiduna Musa insorge di fronte ad alcune sue azioni, al-Khadir, da parte sua, conosce le ragioni nascoste delle cose che appartengono al piano di Dio secondo la sua Volontà assoluta (al-mashi'a) e rimprovera a Musa la sua mancanza di pazienza (sabr). Possa il Signore gratificarci di questa resistenza paziente in mezzo al caos del periodo finale.
Il terzo racconto infine narra in parabola dei giovani della Caverna, versione coranica della tradizione cristiana dei sette dormienti di Efeso. Questi giovani fuggendo da una persecuzione, si rifugiano in una caverna dove Dio li immerge in un sonno di 300 ani. Poi, Dio li risveglia come segni della Resurrezione:
Ѐ così che noi li abbiamo fatti conoscere, affinché si sappia che la promessa di Dio è la Verità e non vi sia alcun dubbio riguardo all'Ora. (Cor. XVIII, 21)
Le genti del Sufismo (tasawwuf) vedono in questa caverna un simbolo del cuore dove il credente ascolta la Parola del suo Signore, in un totale abbandono a Dio.
Quando voi avrete abbandonato costoro e ciò che essi adorano all'infuori di Dio, rifugiatevi nella caverna:allora il vostro Signore effonderà su di voi la Sua Misericordia e disporrà per voi della vostra sorte generosamente. Avresti visto il sole, al sorgere, ripiegare dalla loro caverna verso destra e, al tramonto, sfiorarli e sinistra, mentre essi si trovavano nello spazio della caverna. Questo è uno dei segni di Dio. Colui che Dio guida, quello è ben guidato. Ma per colui che Dio travia, non troverai maestro che lo diriga. E avresti creduto che fossero svegli mentre dormivano. E Noi li rigiravamo verso destra e verso sinistra (wa nuqallibuhum dhata-l-yamini wa dhata-sh-shimal). (Cor. XVIII, 16-18)
Come i giovani della Caverna seguono con le oscillazioni dei propri corpi i mobimenti lterni del sole, i «rivolgimenti» (taqlib, parola della stessa radice di al-qalb, il cuore) del cuore del credente seguono il susseguirsi degli irraggiamenti divini (tajalliyat ilahiyya), in una remissione totale a Dio. Dio si svela attraverso i segni delle cose nel dispiegarsi del tempo, con un atto di creazione costantemente rinnovato. Così ogni cosa partecipa del piano di Dio. Ma l'intelletto umano non può afferrare la ragione di queste tribolazioni cicliche né dei mutamenti della Creazione. Solo il cuore ne è capace, quando sa svuotarsi del mondo per seguire fedelmente la Parola di Dio. Ѐ così che Dio è Colui che ribalta i cuori (muqallib al-qulub). Iddio dice, infatti, in un hadith qudsi:
Né la terra, né il cielo possono contenerMi, ma il cuore del Mio servo fedele Mi contiene. (Questo Hadith, sovente citato da Muhyddin Ibn Arabi, non si trova nelle raccolte canoniche)
Ecco perché la salvaguardia del cuore (muraqabatu-l-qalb) costituisce uno dei misteri del Polo, l'invariabile centro dove i credenti cercheranno asilo nel momento del dilagare finale delle onde psichiche.
Tutte le tradizioni raccomandano di moltiplicare le invocazioni dei Nomi di Dio, al presentarsi delle tribolazioni della fine dei tempi. «Wa ladhikru-llahi akbar: certo la menzione del Nome di Dio è più grande». (Cor. XXIX, 45)
I contemplativi musulmani riproducono nelle loro invocazioni, e in particolare quella deltahlil, la formula «la ilaha illa-llah» (non vi è Dio se non Iddio), l'oscillazione del corpo verso destra e verso sinistra sotto il soffio dello Spirito, secondo l'esempio dei giovani della Caverna sottomessi all'azione della Grazia. In realtà, per il viaggiatore sul sentiero di Dio (assalik fi sabili-llah), il Giorno della Resurrezione e la sequela di eventi che l'annunciano sono già segretamente presenti. I loro segni pesano sul nostro mondo che si piega e sta per spezzarsi. Il viaggiatore mistico impara poco a poco a vivere in mezzo a loro. Secondo l'hadith:
Colui che è morto ha già cominciato la sua resurrezione (Muhyi-Din Ibn Arabi, Futuhat. op. cit. p. 534)
Perciò il Profeta diede questo consiglio:
morite prima di morire e domandate conto a voi stessi prima che ve lo domandino. (Al-Tirmidhi) Poiché nessuno vedrà il suo Signore prima di morire. (Muslim e al-Thirmidhi)
Si tratta qui della morte iniziatica, della morte «dell'io» che è nascita anticipata alla vita futura e di cui il sonno della Caverna costituisce uno dei simboli. Nessuno sa se vivrà i tempi messianici. MA noi siamo sicuri della nostra escatologia personale. In fin dei conti è di questa fede che abbiamo voluto testimoniare oggi. Al di là della nostra ignoranza e della nostra indegnità umana, questa fede deve essere anticipazione di una conoscenza certa. Poiché, se la morte è una certezza, il Corano ricorda che la certezza (al-yaqin) verrà dopo la morte. Questa è la promessa di Dio, e la promessa di Dio è vera (wa wa'du-llahi haqq) (Cor. CII, 3-7). Riconosciamo che procediamo verso il Giorno in cui i sepolcri saranno rivoltati e ci presenteremo davanti al nostro Signore. Che motivo di timor e di speranza per noi! Possa questa Tradizione dei giovani dormienti nell'abbandono fiducioso a Dio, tradizione che musulmani e cristiani condividono, testimoniare della nostra comune attesa della Resurrezione e dei misteri della salvaguardia del cuore.
Wa-llahu a'lam (ma Dio è più sapiente)