L’Asia Centrale e la perdita di centralità spirituale in Europa
Un nuovo apporto dell’Oriente alla civiltà
Rappresentanti dell'Induismo, Buddhismo, Ebraismo, Cristianesimo e Islam dall'Africa, America, Asia e Europa si sono riuniti a Baku, capitale della Repubblica dell'Azerbaijan, per partecipare al VI Forum Mondiale sul Dialogo Interculturale.
Il Presidente della Repubblica dell'Azerbaijan Ilham Aliyev ha inaugurato i lavori del Congresso organizzato insieme a UNAOC, l'ufficio delle Nazioni Unite per l'Alleanza delle Civiltà, l'ICESCO, l'Organizzazione mondiale islamica per l'educazione, la scienza e la cultura e il Consiglio dei Musulmani del Caucaso presieduto da Shaykh al-Islam Allahshukur Pashazadeh. Erano presenti l'inviato speciale dell'ONU Moratinos, il direttore ICESCO Salim al-Malik, il giudice Abdelsalam segretario generale del Consiglio dei Saggi Musulmani, il segretario generale Alharithi del KAICIID, il segretario generale Bechari del WMCC Consiglio Mondiale delle Comunità Musulmane, il mufti Shawki Allam della Repubblica Araba d'Egitto, la direttrice Gabriela Ramos dell'UNESCO, il Metropolita Anthony del Patriarcato Ortodosso russo, Mons. Khaled Akasheh direttore del Pontificio Consiglio per il Dialogo Interreligioso, il rabbino Gady Gronich della CER Conferenza Europea dei Rabbini.
Il mufti Husain Kavazovic Rais al-Ulama della Bosniaha guidato la delegazione dei musulmani dall'Europa insieme all'imam Yahya Pallavicini, vice presidente della COREIS Italiana e presidente di EULEMA, il Consiglio Europeo dei leader musulmani del quale sono membri anche i mufti della Romania, Estonia e Slovenia, tutti presenti a questo Forum in Azerbaijan. Si è rinnovata una grande sintonia tra l'imam Yahya Pallavicini e il consigliere del mufti dell'Egitto Ibrahim Negm sulla necessità di formare responsabili religiosi capaci di smontare l'arroganza degli estremisti e dei nazionalisti che manipolano le radici e i fondamenti autentici delle dottrine religiose, culturali e politiche.
Anche il Presidente della Repubblica dell'Azerbaijan Ilham Aliyev ha voluto condannare i separatismi e le discriminazioni dimostrando il successo della sua proposta di accordo di pace con l'Armenia che è già stato messo in pratica avviando un intenso sviluppo di ricostruzione nella regione Nagorno Karabakh. Giovedì 2 maggio molti delegati hanno visitato le città di Shusha e Agdam, pregato insieme per le vittime, riconosciuto la distruzione e la profanazione di templi e case, ascoltato le testimonianze dei sopravvissuti ai massacri, visitato i cimiteri dove i morti sono stati disonorati, visto le rovine di interi paesi rasi al suolo e quartieri deserti, senza abitanti. Di fronte a questa tragedia emergono segni di grande rinascita con dimostrazioni concrete di solidarietà e cooperazione internazionale: le Istituzioni del Kazakhstan, dell'Uzbekistan, del Kirghizistan e della Turchia hanno offerto il loro sostegno materiale per la riqualificazione urbanistica e per la edificazione o ricostruzione di scuole e centri culturali, nuovi edifici che ospitano centinaia di famiglie che avevano perso le loro abitazioni mentre i campi agricoli riprendono ad essere coltivati.
La sensibilità spirituale delle autorità religiose e dei rappresentanti delle varie culture è a sostegno di questa solidarietà e rinascita, di questa liberazione e ricostruzione. Si tratta di una sensibilità per la grammatica sacra della vita e della natura dell'umanità che unisce i credenti come antidoto al fratricidio e come prevenzione alla barbarie di individui soggiogati dall'avidità di potere che occupano territori e uccidono innocenti e distruggono tutto ciò che è la tradizione e la scienza di un popolo.
Dall'Asia Centrale viene un richiamo e un insegnamento anche per il Medio Oriente e per l'Europa. L'insegnamento è quello del ricordo di Dio che ristabilisce un'armonia tra i popoli, le culture e le fedi ma anche tra le Istituzioni capaci di essere strumenti operativi di solidarietà, di ricostruzione e di accompagnamento alle famiglie e ai cittadini rimasti senza famigliari e senza città. Ispirandosi a questo modello di accordo di pace tra l'Azerbaijan e l'Armenia si potrebbe affrontare meglio anche ciò che succede da decenni in America Centrale, a Haiti, dove regna il caos infernale della guerriglia delle bande armate che presidiano i quartieri senza alcun governo temporale, tutto accanto al paradossale paradiso del turismo di Santo Domingo. Così si potrebbe affrontare persino ciò che succede pure in Africa Centrale, nella crisi del Sahel infiltrata da gruppi estremisti, dove regna il disordine provocato dalla disinformazione scientifica e dalla propaganda elettorale, o in Sudan, dove in questi ultimi mesi assistiamo al dramma di milioni di rifugiati che fuggono dal caos della politica locale. E in Medio Oriente, tra Israeliani e Palestinesi? E in Europa Centrale, tra Russi e Ucraini? Azerbaijan e Armenia hanno affrontato e risolto una occupazione e un conflitto che nessuna delle quattro risoluzioni delle Nazioni Unite ha mai saputo impedire come nessun mediatore straniero ha mai voluto veramente risolvere senza coltivare interessi, ingerenze e influenze alternative.
Il richiamo, da parte delle rappresentanze delle confessioni religiose invitate a Baku e Shusha, è un richiamo al timore di Dio, il timore di un ritiro della grazia spirituale, una chiusura del cuore e una conseguente aridità e sterilità della mente che degenera nell'autodistruzione dopo aver provocato uno sterminio di massa, la profanazione dei centri spirituali e dei luoghi di culto ma anche la distruzione di ogni segno e seme di civiltà. Se questa luce si ritira gli strumenti giuridici e diplomatici, le argomentazioni razionali e le strategie economiche sono solo vane parole perché gli individui, che facciano solo di professione i religiosi, i politici, i commercianti o i mediatori rischiano di essere privi di intelligenza e di spirito di servizio per un vero bene che sia comune.
↓ Lettera e Dichiarazione di Shusha dei Leader Religiosi
Traduzione a cura della COREIS Italiana
La vera centralità è quello dello Spirito che non ha nulla in comune con le tesi accademiche sulla fenomenologia e tantomeno con le attrazioni tradizionaliste di qualche speculatore tra i pochi rabbini ultraortodossi e qualche irriducibile giurista fondamentalista musulmano, o tra alcuni sentimentali nostalgici di un impero pagano in India, Cina, Russia, Egitto, Iran, Turchia, Arabia e persino in Ungheria, Serbia, Tunisia o Italia. Questa diffusa manipolazione, incomprensione e dimenticanza della Realtà dello Spirito è qualcosa che deve suscitare una reazione interiore e un chiarimento sull'intenzione di una ricerca intellettuale e sulla sete per superare le prove di una vocazione alla Conoscenza Metafisica. La sensibilità per il carattere della religione tra i leader dell'Azerbaijan e dell'Armenia ha finalmente prevalso e gli orrori dell'occupazione e del boicottaggio a oltranza sembrano superati.
La centralità spirituale in Europa sembra anestetizzata da una prolungata indifferenza al sacro o da un'attrazione prevalentemente psichica, attrazione istintiva ed emotiva quando è superficiale ma che diventa sottile e sofisticata quando si esprime con la parodia di ciò che è "profondo" e "filosofico". Questo svuotamento spirituale colpisce in particolar modo quei fedeli cristiani in Europa che hanno dimenticato come e a quale santo veramente votarsi. La dottrina del maestro Gesù sembra sia stata dimenticata o forse sostituita con qualsiasi cosa che appartenga a questo mondo compresa la polarizzazione tra una strategia geopolitica delle influenze contrapposte o la suggestione di una pace globale esclusivamente umana e terrena, senza giustizia, senza luce e senza cuore.
Un modello di saggezza universale rinnovato questo mese dai credenti riuniti a Baku e Shusha può arginare la destabilizzazione di alcune forze antitradizionali che corrompono l'identità dell'Europa in un feticcio ideologico dove le radici giudeo-cristiane vengono richiamate troppo spesso in antitesi e come copertura di una idolatria di un ordine mondiale che sembra la grande parodia dell'universo affidato da Dio all'umanità, parodia dell'insegnamento dei veri profeti delle tradizioni spirituali interpretato dalle diverse civiltà autentiche.
Dall'arrogante monopolio dell'inciviltà occorre difendersi e reagire con l'unica ricerca superiore che possa salvaguardare la relazione della terra con i cieli e, ancora una volta, questo messaggio viene da Oriente, senza idealizzare la storiella della via della seta e la mistica delle carovane.
La COREIS Italiana ringrazia il Presidente della Repubblica dell'Azerbaijan Ilham Aliyev e il mufti del Caucaso Shaykh al-Islam Allahshukur Pashazadeh per aver pazientemente costruito un modello di pace, liberazione, cooperazione internazionale e interreligiosa, coesione e sviluppo sociale.