Multiculturalismo e Pluralismo Religioso nella Polis Euro-Mediterranea

Intervento dell’imam Ahmad Abd al-Majid Macaluso presso il Lions Club Agrigento Host

Multiculturalismo e Pluralismo Religioso nella Polis Euro-Mediterranea

Questi tempi sono caratterizzati da esacerbati atteggiamenti di scontro, visceralità, demagogia e facili semplificazioni che istigano all’odio e alla contrapposizione.

Per questo è necessario avere il coraggio di promuovere la conoscenza, il dialogo, l’apertura, ma soprattutto avere la volontà di non fermarsi alle apparenze e agli immaginari collettivi, ambedue falsi, e fare lo sforzo di distinguere tra tradizioni religiose e strumentalizzazioni ideologiche.

Si è coraggiosi (dal latino cor habeo) e conformi allo Spirito della propria religione se la coerenza spirituale, la sincerità e l’onestà intellettuale, tramite la conoscenza, garantiscono la fedeltà ai principi religiosi e ai valori universali della civiltà “sacrale”.

Ribadiamo l’aggettivo “sacrale”, poiché è solo partendo dal riconoscimento della sacralità della vita, dalla natura sacra dell’uomo, creato, ‘ala suratiHi’, secondo la Sua forma - come afferma il Corano - che può essere realizzata una vera polis nella fratellanza che non sia solo un narcisismo umanitario.

Nell’Islam, la parola araba ‘umran’ è il termine che significa civiltà, e si riferisce alla qualità sacrale di un popolo che sia caratterizzato dalla “fertilità” spirituale.

Solo la comunità “frequentata” da Dio può chiamarsi Civiltà, e ciò ha spinto di riflesso popoli diversi ad un reciproco riconoscimento basato su quei principi universali che sono la sorgente dei valori civili, sociali, politici e culturali.

Un esempio lampante si ha nella storia della nascente comunità musulmana. I musulmani che a Mecca era perseguitati, a piccoli gruppi, per non essere notati, si rifugiò in Abissinia su consiglio del profeta Muhammad, che disse loro: "E’ un paese di sincerità religiosa, e vi regna un sovrano sotto il quale nessuno è perseguitato. Vi potrete rimanere finché Allah non ci aprirà una strada”.

Quando i meccani si accorsero della fuga, decisero di inviare una missione diplomatica, per convincere il Re di quel paese a restituire loro i fuggiaschi. Prepararono doni di ogni genere per il Re e per i suoi attendenti e quando furono ricevuti esposero la richiesta di consegnare loro i Musulmani descrivendoli come reprobi e ingrati, gente che aveva tradito le loro famiglie e bestemmiato il culto dei padri e chiesero che fossero riconsegnati alle loro famiglie.

Nonostante le pressioni dei cortigiani che appoggiavano la richiesta dei Meccani, il Negus decise di ascoltare quello che avevano da dire i Musulmani; prima fece chiamare i suoi Vescovi che vennero con la Torah e i Vangeli poi fece venire al suo cospetto i fuggiaschi e li interrogò a proposito della loro religione. Chiese: “Cosa è questa vostra Religione, che non è la nostra né quelle che conosciamo dei popoli vicini?”

Jafar parlò a nome di tutti gli altri: "O Re, noi vivevamo nell’ignoranza, adoravamo gli idoli, mangiavamo le carogne, ci abbandonavamo alla fornicazione e opprimevamo i deboli. Allah ha suscitato tra noi un Messaggero. Un uomo che ben conoscevamo e che stimavamo per la sua sincerità, rettitudine e castità. Ci ha insegnato a non adorare altri che Allah nella Sua unicità, a pregare, a dare elemosine a digiunare e ad astenerci dall’iniquità e dal crimine. A causa di ciò siamo stati perseguitati dai nostri concittadini ed è per questo che siamo venuti nel tuo paese nel quale siamo stati accolti e rispettati.

Il Negus chiese che gli riferissero un passo della Scrittura che era stata loro rivelata. Jafar recitò un brano della sura di Maria, (Corano XIX,16-21). La recitazione suscitò commozione e pianti nel Re e in tutta la corte. Quando poi i versetti furono tradotti, tutta la corte scoppio di nuovo in lacrime e il Negus disse: " Questa luce proviene dalla stessa fonte da cui proviene il messaggio di Gesù. Poi si rivolse con disprezzo ai Meccani: "Andate, poiché non ve li consegnerò mai”. Una luce brilla sulla tomba del Re.

È proprio la storia della convivenza delle religioni che ci dimostra che le varie comunità religiose hanno sempre convissuto pacificamente, nella sottomissione a Dio e dei Suoi Inviati che soli possono Pacificare le nostre anime in questo mondo, in attesa della Pace eterna dell’altro mondo.

In questo senso può essere utile ricordare come in tempi antichi le polis occidentali ed orientali vivevano naturalmente la dimensione principiale ordinata gerarchicamente tra autorità spirituale e potere temporale.

La polis in Occidente ha ispirato una unità principiale dei diversi popoli europei e, pur nelle differenze particolari, manteneva l’ordine gerarchico tra autorità spirituale e potere temporale anche nella coesistenza rispettosa tra forme religiose diverse e usanze sociali diverse.

La “polis degli Ateniesi” - così la chiamavano i Greci - a testimonianza del prevalere della dimensione comunitaria su quella individuale, è stata il teatro della ricerca delle cause dei fenomeni visibili e invisibili fino a risalire alla Causa Prima divina che è metà ta physikà, metafisica, cioè superiore al mondo fisico, immutabile e trascendente.

Platone e Aristotele, in forme diverse, hanno testimoniato l’importanza di orientare la cittadinanza e la società in funzione di questi principi.

Roma non è stata un impero perché amministrava un territorio esteso o perché gestiva un esercito invincibile ma perché era un centro universale che convogliava verso i principi i popoli che si trovavano entro l’estensione del suo territorio.

Dopo che la repubblica romana aveva smarrito questa prospettiva e abusava delle leggi e degli interessi individuali, un ciclo di guerre civili e fratricide è stato l’esito naturale di questo smarrimento.

Cesare, pontifex maximus e comandante militare e politico, cerca un riorientamento della tradizione romana, che passa persino dalla riforma del calendario.

Sarà poi Costantino nel 313 a vivificare nuovamente la sacralità dell’impero alla luce della religione cristiana.

Quando nel Medioevo, dopo il caos delle invasioni barbariche, l’Europa sarà unita in senso spirituale prima che politico, sarà proprio questa unità di principio a consentire delle comunicazioni su un piano più elevato nel momento in cui si erano create delle barriere artificiali erette dagli stessi rappresentanti del potere che pretendevano di far coincidere gli interessi personali e di clan con lo scopo reale degli imperi e di far corrispondere giurisdizioni politiche con giurisdizioni religiose.

Così è possibile che i Cavalieri Templari, la cui regola seguiva le indicazioni di San Bernardo, possano realizzare un’intesa naturale con i credenti musulmani e con i cavalieri di schieramenti apparentemente opposti, perché la cavalleria spirituale può avere ordini con regole differenti ma conduce tutti i cavalieri verso la realizzazione universale della Conoscenza di Dio.

Incontro interreligioso in Sicilia

La Palermo arabo-normanna e l’Andalusia felix rappresentano un modello di convivenza proprio in questo senso: sapienti e maestri di tradizioni religiose differenti si sostenevano nella fede e nella ricerca di Dio e della Sua Conoscenza e i rappresentanti dell’autorità spirituale e del potere temporale non esercitavano quella che oggi si chiama “tolleranza” ma operavano per aderire all’Ordine divino a partire dalle differenze dei membri delle rispettive comunità per andare al di là e al di sopra delle differenze.

Anche il califfato dell’impero ottomano, con forme diverse, costituisce questa declinazione universale dei principi metafisici. Nato dalla compenetrazione tra la stabilità, tipica delle popolazioni sedentarie, e il distacco, proprio di quelle nomadi, l’impero Ottomano aveva un sultano turco ma la maggior parte dei suoi abitanti non erano di origine turca. Il sultano era musulmano ma molti degli abitanti del territorio dell’impero erano ebrei e cristiani. A Istanbul il califfo provvede alle comunità di fedeli locali chiamando un patriarca greco, uno armeno e un rabbino affinché abbiano non solo la cura spirituale dei credenti ma amministrino anche la giustizia. Tra i gran visir molti non furono turchi e, talvolta si trattava di uomini cristiani di nascita, come nel caso di Mehmet Sokollu, un balcanico nipote di un sacerdote ortodosso. Il califfo è ufficialmente amir al-muminin, il principe dei credenti e vicario di Allah su questa terra e nell’espletamento del suo ruolo è sostenuto da un consiglio di sapienti e studiosi. La sua funzione prevede la tutela, in quanto musulmano, degli abitanti del suo impero, ebrei, cristiani e musulmani. Il califfo non si occupa solo della tutela “fisica” ma anche, e soprattutto spirituale: il sultano serve e amministra cercando di favorire l’orientamento verso Dio degli uomini e delle donne che governa.

Il passaggio ciclico alla provvidenza del monoteismo abramico nelle sue origini e nel suo sviluppo diversificato nella storia tra ebraismo (presente ben prima della stessa civiltà romana), Cristianesimo e Islam ha costituito il principale orizzonte comune di una stessa prospettiva e mentalità tra Oriente e Occidente, e tra le diverse sponde del Mediterraneo.

Gli scambi commerciali sono potuti allora fiorire come anche occasione e strumento di comunicazione e dialogo non solo materiale ma anche culturale, sapienziale ed artistico proprio in virtù di questa comune mentalità, pur nelle differenze dottrinali, ma nella tensione allo stesso Dio e alla stessa mentalità tradizionale e religiosa, quella che permetteva in alcuni casi anche dei dialoghi al vertice straordinari come quello avvenuto tra S. Francesco e il sultano Al-Malik al-Kamil. Sempre in virtù di questa comune prospettiva religiosa, gli aspetti più critici degli scambi commerciali, così come i conflitti territoriali non hanno avuto un effetto negativo mai davvero preponderante come le cronache delle apparenze vogliono farci immaginare.

La decadenza della polis inizia quando la comunità dimentica lo scopo di elevazione e lo sostituisce il soddisfacimento delle mire individuali e quando l’unità si frantuma nelle nazionalità, in cui si manifesta il primo germe dell’individualismo moderno, basato sui due “nuovi” dogmi del sentimento (romanticismo e nazionalismo) e ragione (razionalismo e scienza moderna come unico paradigma di conoscenza). Così l’editto di Isabella di Castiglia e Ferdinando II d’Aragona nel 1492 stabilisce – pena la condanna a morte – l’espulsione di ebrei e musulmani dal regno. Sarà questo uno dei motivi che porterà la Spagna alla bancarotta nei decenni a venire ma a ben altro impoverimento e inaridimento si condannava la penisola iberica con questo decreto, quello della privazione di una prospettiva universale. Allo stesso modo, l’unità dell’impero ottomano si sgretola con l’ingresso delle ideologie del nazionalismo, del socialismo e del disordine sociale. La coesistenza secolare di etnie e fedi religiose differenti crolla e diviene una polveriera di ostilità e persecuzioni perché viene meno ciò che teneva veramente unita questa pluralità: l’orientamento verso Dio di tutte le comunità, che gli uomini avevano sostituito con la pretesa di modificare il mondo secondo teorie e filosofie importate, volte al soddisfacimento degli interessi particolari.

La crisi dei rapporti tra Oriente e Occidente si è verificata soprattutto in seguito all'Inquisizione sia all'espansionismo del potere coloniale che altro non è stata che una affermazione degenerata priva di principi spirituali e piena di bassi interessi economici basati sullo sfruttamento di altri popoli e delle loro terre: queste sono forse le cause più profonde della frattura che si è verificata tra Oriente e Occidente e di conseguenza anche tra le sponde del Mediterraneo. L’espansionismo coloniale misconosce, ormai svuotato spiritualmente, la nobilità dei combattimenti militari de visu di cicli precedenti.

L’Occidente attuale è caratterizzato dalla totale assenza di furqan, discriminazione, e di conseguenza è oggetto dell’infiltrazione della dimensione profana che lo porta a seguire osannate idee più o meno transitorie invece che dei principi sacri ed eterni.

Ora la prospettiva comune predominante tra Oriente e Occidente sembra proprio invece quella dell’individualismo che non può che portare sempre alla competizione nella supremazia e nell’adorazione dei principi contemporanei di benessere materiale e rincorsa del PIL come idolo, ribaltando così l’ordine tra Sacro e profano nella visione e interpretazione di una civiltà non più "euro-mediterranea", ma “ego-mediterranea”, ovvero come semplice contrapposizione tra diversi popoli o aree geografiche.

Così oggi ci troviamo di fronte ad una grande sfida: può la polis euro-mediterranea ancora essere in grado di invertire questa dimensione di ribaltamento antitradizionale tra Sacro e profano?

Ripristinando un vero dialogo spirituale e sapienziale tra Oriente e Occidente, abbiamo oggi un’occasione unica nella storia: ripristinare una polis ancora sensibile a collegare l'intellettualità dei maestri dell'antico Occidente (e non gli imperi) con la sapienza universale del monoteismo che nasce in Medio Oriente.

Questa polis, città, cittadinanza, comunità, sensibilità intellettuale e operatività spirituale è testimonianza di un rispetto e di una collaborazione tra autentiche identità culturali e religiose.

Imam Ahmad Abd al-Majid Macaluso

Imam Ahmad Abd al-Majid Macaluso