Le religioni possono aiutare la politica per la Pace?

Una tavola rotonda al Parlamento Europeo

Le religioni possono aiutare la politica per la Pace?

In occasione del sesto anniversario della firma di Papa Francesco e dell’imam Ahmed al-Tayyeb del Documento sulla Fratellanza Umana ad Abu Dhabi nel 2019, l’EPP Working Group on Intercultural and religious Dialogue (ICRD – Comitato per il dialogo interreligioso e interculturale del Partito Popolare) ha invitato a Bruxelles, presso il Parlamento Europeo, alcuni rappresentanti religiosi a una tavola rotonda di discussione sull’eredità di questo documento a sei anni dalla sua firma.

Il confronto ha coinvolto l’imam Yahya Pallavicini, Vice Presidente della COREIS Italiana e Presidente di EULEMA (Consiglio Europeo dei Saggi Musulmani), Frate Manuel Barrios Prieto, Segretario Generale della Commissione della Conferenza dei Vescovi presso l’Unione Europea (COMECE) e l’europarlamentare Željana Zovko, organizzatrice dell’incontro e Co-Presidente dell’ICRD.

La tavola rotonda è stata occasione di confronto sull’importanza del Documento firmato ad Abu Dhabi ma ha anche consentito un approfondimento e un aggiornamento sull’apporto che la religione e la spiritualità possono dare alla vita civile in questi tempi di confusione e disorientamento.

A proposito dell’importanza del Documento, l’imam Pallavicini ha voluto ricordare la funzione di collegamento tra leader religiosi e leader politici con una sensibilità particolare per il dialogo e con una visione profonda dell’Europa e dell’umanità.

“Questo collegamento – ha dichiarato l’imam - è difficile da realizzare in un mondo in cui alcuni leader politici e religiosi strumentalizzano le polarizzazioni e soprattutto l’ignoranza sull’identità e sulla dignità umana. Il Documento ci aiuta a ricordare qual è il vero cammino dell’essere umano, dell’uomo religioso e delle persone sagge. L’identità dell’uomo non è un’identità superficiale, è qualcosa di profondo, costituito da una visione della vita basata su un mistero. Anche se ci sono differenze tra le creature, la fratellanza richiamata dal Documento sta nel rispetto della sacralità, dell’unicità, delle diverse vie spirituali. Questo rispetto ci sostiene nella tensione verso il futuro non in modo nostalgico ma in modo attivo e operativo secondo quelle che sono le nostre responsabilità. Bisogna coinvolgere politici, religiosi e società civile avendo ben presente una visione chiara di quella che è la natura dell’uomo e dello scopo della vita”.

Sul ruolo che le religioni possono avere nell’ influenzare il potere politico nel rifiuto della violenza, in modo concreto e non astratto, Padre Barrios Prieto ha dichiarato: “Le differenti tradizioni religiose possono dare un grande contributo alla policy-making perché, come ci ricorda il Documento, tutti condividiamo la stessa natura, tutti condividiamo i medesimi principi, che possono essere utili alle decisioni politiche sui temi della migrazione, della solidarietà e sui problemi sociali”.

La parlamentare Željana Zovko ha poi spiegato in concreto come possa la religione dare un contributo intelligente ed efficace alle decisioni politiche, soprattutto in momenti di difficoltà come quello che l’Europa sta vivendo in questa fase: “Dovremmo inserire i principi del Documento sulla Fratellanza anche nelle nostre policy europee, ad esempio quando parliamo di lotta al traffico dei migranti e di come sostenerli nel migliore approccio umano; penso anche a molte minoranze come gli Uiguri in Cina, alawiti in Siria, minoranze cristiane e a tutti i casi di antisemitismo e islamofobia in Europe. Prima di tutto è importante che le religioni siano riconosciute e che siano tenute in conto dalla società civile nei temi di aiuto allo sviluppo, diplomazia preventiva, negoziazione e mediazione, relazioni internazionali. Le religioni non possono essere escluse da questi contesti perché giocano un ruolo fondamentale soprattutto nella varietà del Mediterraneo”.

I relatori hanno poi dato un contributo alla declinazione concreta del principio della fratellanza e alle letture distorte e strumentali che spesso si fa di questo cardine.

L’imam Pallavicini ha dichiarato: “Bisogna evitare che la religione sia pilotata dagli estremisti e bisogna evitare che la cultura e la politica siano manipolati da un estremismo antireligioso. Ma queste due visioni non rientrano nel campo delle differenze di vedute. Ci sono credenti e non credenti e i credenti a loro volta sono variegati: ci sono ebrei, cristiani, musulmani, indù. La vera distinzione è tra buoni e cattivi cittadini. Quello che cerchiamo di condividere nella nostra pluralità è una responsabilità proattiva che potremmo chiamare “convergenza”: da diverse responsabilità e da diverse religioni si lavora insieme con fede e intelligenza per degli scopi comuni.

Alcune organizzazioni internazionali non condividono questa grammatica. Il pericolo è che loro pensino di condividere un melting pot, che è sicuramente una soluzione interessante ma che rischia di essere un’utopia in cui la grammatica comune è quella dell’indifferenza.

La condivisione dei valori, unita al rispetto della diversità con la consapevolezza e l’intenzione di andare insieme verso una responsabilità comune è la grammatica che dobbiamo condividere. Questo è il cammino che l’Europa moderna deve seguire per realizzare un incontro tra politici e religiosi che traduca i principi e cerchi soluzioni concrete e utili.

Alcune organizzazioni internazionali sono fredde verso le virtù, cercano il pragmatismo orientato verso i diritti umani ma talvolta i diritti umani sono interpretati con un double standard: c’è una generica interpretazione dell’umanità in cui spiritualità, religione e virtù sono esclusi. Quindi c’è una confusione: da una parte si esercita una demagogia verso le minoranze, dall’altro le minoranze sono viste come una questione quantitativa e non di cultura”.

Padre Barrios Prieto ha sostenuto l’importanza del dialogo nella vita quotidiana, e nella condivisione delle esperienze teologiche. “L’abbandono dei pregiudizi – ha detto – è fondamentale perché permette una reale condivisione anche nelle difficoltà permettendoci di comprendere che chi abbiamo di fronte non è un nemico ma condivide con noi la medesima matrice originaria che è la discendenza da Adamo ed Eva.

Tra gli esempi concreti di fratellanza l’imam Pallavicini ha ricordato di aver inviato un video di benedizioni, auguri e preghiere di guarigione a Papa Francesco, da La Mecca, proprio in prossimità della Stazione di Abramo, patriarca e comune sorgente dei tre monoteismi. Ha poi ricordato la coincidenza temporale tra Ramadan e Quaresima che ricorda come “il digiuno con una devozione coltivata in modi e metodi diversi permette di condividere l’emozione spirituale”.

“Per questo – ha proseguito l’imam - non bisogna imporre un’omologazione della pratica ma condividere una visione e una responsabilità nella pratica; essere buon cittadino, secondo gli insegnamenti delle dottrine tradizionali, non è solo una questione di diritti ma anche e soprattutto di doveri e la sussidiarietà non consiste solo nell’essere inclusi ma anche nell’avere un ruolo attivo nella crescita e sviluppo della società.

Se ci dimentichiamo questa grammatica, prevalgono due estremismi: quello della vittimizzazione, che reclama solo diritti e mai doveri, e quello che pretende di uniformare tutto all’islamismo o all’ateismo. È un errore interpretativo grave perché il nostro compito comune è quello di cercare di testimoniare una saggezza che unisca tradizionale e universale, specifico e Assoluto, senza far entrare in conflitto queste dimensioni”.

Željana Zovko ha concluso il dibattito citando l’esempio virtuoso della Giordania che prevede delle quote di rappresentanza per le minoranze religiose dove la diversità viene vista come ricchezza. “In ogni società – ha affermato - non è importante la quantità ma la partecipazione e la rappresentanza, senza abusi di potere. Mi capita spesso di constatare la grande ignoranza in materia religiosa di colleghi, rappresentanti politici e cittadini. Questo è pericoloso perché la religione viene poi utilizzata per soddisfare scopi individuali. Per dare un senso al nostro lavoro dobbiamo renderci conto che possiamo essere eletti per uno, due, tre cicli elettorali ma su questo mondo siamo di passaggio, sia come politici che come uomini. Questo memento mori ci aiuta a non cadere nelle trappole dei falsi Messia che vogliono far credere ai popoli che senza di loro il mondo collasserà”.

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