Una nuova prospettiva per lo studio della religione a scuola

Considerazioni in merito a un articolo di Mons. Derio Oliverio

Il cambiamento, sempre più accelerato, cui la società occidentale va incontro, impone interrogativi e riflessioni che conducano a delle soluzioni autentiche ed efficaci per corrispondere alle sfide di questo secolo. La rapidità dei mutamenti non lascia tempo alle speculazioni ma esorta all’urgenza di un cambio di mentalità. Si tratta di un processo che investe ogni ambito della società. Si pensi, ad esempio, a come il modello scolastico italiano sia stato stravolto: la popolazione scolastica è a tal punto cambiata che oggi si contano quasi un milione di studenti stranieri, il 40% dei quali di religione musulmana. Si tratta di nuovi cittadini e futuri membri della comunità democratica che non possono essere ignorati. Uno spunto di riflessione può arrivare da un ripensamento della funzione e della declinazione dell’ora di religione. A questo proposito, le religioni, ricercando un rinnovamento di se stesse in vista di quello che è il loro Fine, possono dare un contributo intelligente per delle nuove soluzioni la cui portata non sia circoscritta alla semplice ora curricolare.

Un interessante articolo di Mons. Derio Olivero, vescovo di Pinerolo e presidente per la Commissione Episcopale per l’Ecumenismo e il dialogo interreligioso, apre nuove prospettive di riflessione sul ruolo delle religioni nell’educazione scolastica e sulla funzione dell’ora di religione.

L’articolo di Mons. Derio Oliverio si intitola «Insegnamento, religioni, spazio laico. Verso un nuovo statuto dell’‘ora di religione’ nella scuola pubblica» e si interroga su come si possa non isolare ma far coesistere lo status di credenti e cittadini lavorando a un’autentica cooperazione tra Stato e religione, lavorando in ottica inclusiva e non esclusiva.

Gli ostacoli al rinnovamento

Si tratta di un nobile intento che non mira solo alla risoluzione di un problema specifico ma che può portare a un nuovo spirito di fratellanza, a un nuovo conforto e a un reciproco sostegno di discernimento tra credenti e cittadini in tempi sempre più confusi. La dignità di tale proposta è tale da riscontrare l’opposizione di numerosi ostacoli.

Se è vero, come affermava, Malraux, che «Il terzo millennio sarà religioso o non sarà», sembra che tale proposito si stia realizzando ma siamo davvero sicuri che ci sia un consenso concorde sul significato della parola «religioso»? Molto spesso, infatti, con piglio tutt’altro che religioso, certi tradizionalisti inveterati utilizzano e piegano ai loro scopi la religione per sopraffare verbalmente e militarmente chiunque si opponga al loro progetto ideologico di restaurazione letterale di un mondo che non esiste.

Altre volte la religione diventa il terreno di speculazione accademico per chi ama cavillare sui simboli, sulla storia sacra, sui testi senza ricercare un adeguamento ai tempi e agli insegnamenti e un’elevazione della qualità della vita, intesa come ricerca spirituale e interiore. Accade inoltre che, in contesto scolastico, la religione sia una mera minoranza, da tollerare in quanto minoranza ma che non ha alcun apporto da dare alle altre discipline o alla formazione degli studenti.

La naturale intesa delle religioni

Eppure, la religione, già nella radice della sua parola, ha insita la ricerca di un ri-collegamento di tutti gli aspetti della vita a un Principio superiore. I maestri e i sapienti di Ebraismo, Cristianesimo e Islam insegnano l’importanza di partire sempre dal Principio per ordinare tutti gli aspetti della vita, lontani da prepotenze e proselitismi. Il proselitismo e l’esclusivismo sono infatti quanto di più distante ci sia da una vera fratellanza: se si riconosce infatti l’Unicità di Dio perché imporre ad altri la supremazia di una forma religiosa quando invece si può cogliere l’occasione di autentica conversione a Dio anche grazie al sostegno di un altro credente?

Consola, in questo senso, la riflessione di Mons. Derio Oliverio sull'ora di religione a scuola, che si apre al richiamo di una nuova alleanza tra le religioni, in primis abramiche, nel segno nuovo di un reciproco riconoscimento della pari dignità salvifica di ciascuna e del sostegno intellettuale reciproco di cui esse possono beneficiare.

Si tratterebbe di una svolta epocale, di cui la Chiesa sembra sentire il bisogno, constatando come la società di oggi, dopo l'ennesimo ciclico moto di rivolta e abdicazione delle possibilità di elevazione dell'essere umano, negandone la precisa elezione nel quadro della Creazione, ricerca per contro, artificiose ricostruzioni della morale, su basi laiche nella smania di dimostrare a se stessi quell'autosufficienza da ogni Principio superiore di un Bene niente affatto banale come se lo immaginano, autosufficienza che costituisce l'assioma principale di molte istanze della cultura e della società contemporanee.

Sarebbe certo auspicabile un'alleanza di principio e di fatto, tra le religioni, su questa base. Non c’è nulla di più naturale di una sincera intesa e collaborazione tra credenti in vista della realizzazione della Sua volontà e non c’è nulla di più artificioso dell’indifferenza o, peggio, dell’esclusivismo, tutto concentrato sulle differenze e non sul Signore dell’Unità e delle differenze.

Sarebbe importante che si realizzasse nel reciproco rispetto delle differenze e orientamento dei caratteri e delle sensibilità. Differenze che non sono - bisogna dirlo - il dettaglio dell'abbigliamento o la dieta alimentare, cose per le quali dovrebbe bastare la Costituzione dello Stato. Caratterizzare una religione, vuol dire caratterizzare quegli aspetti della inesauribile Realtà metafisica e Scienza escatologica, che ciascuna Rivelazione specificamente disvela o accenna, nella comune predominante dimensione del Mistero inteso come inafferrabilità e ineffabilità ultima del Sacro.

Questo comporta un unico "comune denominatore" lecito e opportuno, quello dell'individuazione di una hybris congenita alla natura dell'umanità dimentica del Sacro, dalla quale ogni religione, con fede e ragione, ha gli strumenti, pur diversi, per distaccarsi, in vista di un diverso scopo della vita e del mondo.

Collaborazione nella fratellanza

Un ripensamento dell’ora di religione in ottica cooperativa, come esercizio autentico di fratellanza tra le religioni non può che essere un’occasione importante. Secondo le parole di Mons. Derio Oliverio, questo dovrebbe essere: «Un luogo dove le religioni sono riconosciute, dove il fenomeno religioso non viene taciuto, ma conosciuto e accolto come fattore capace di generare umanità̀ e di costruire legami fraterni. Nello stesso tempo un luogo non delegato a ‘qualcuno’, ma assunto dallo Stato e dalle religioni, senza concorrenza e senza paura di invasioni di campo, nel rispetto delle tradizioni». La Scienza sacra dell’Islam insegna che la vita tradizionale è la ricerca dell’Obiettivo secondo il giusto mezzo. Questo è molto importante in una fase in cui gli uomini dimenticano sia l’Obiettivo che il giusto mezzo.

Se l’Italia ospita una delle comunità ebraiche più antiche del mondo, se San Francesco e Federico II hanno saputo dialogare con il sultano Malik al-Kamil in un verbo più elevato, se l’Italia, nella sua storia millenaria, ha saputo dialogare con altre religioni che non fossero il Cristianesimo con toni molto meno aspri di quel che la vulgata lascia intendere, allora abbiamo un patrimonio e un’eredità intellettuali da mettere a frutto.

Non si tratta dunque di invadere degli spazi ma, al contrario, di valorizzarli con un apporto plurale e concorde. I progetti di PCTO, le visite ai luoghi di culto, la formazione dei docenti in ambito religioso, l’ottica pluridisciplinare in cui anche la religione dà un contributo e una profondità alle altre discipline sono tutti spazi in cui lavorare in modo condiviso per dare una prospettiva verticale anche alle ore curricolari.

Ci sono delle occasioni che non è detto che si ripeteranno in futuro, quando alcune aperture potrebbero improvvisamente essere serrate. Fa parte dell’intelligenza del credente anche l’adesione alle possibilità che si prospettano, prima che sia troppo tardi, e sempre in funzione della Sua Volontà.

 

Prof.ssa Laura Mulayka Enriello

Prof. Michael Mocci