Il consolatore è fratello del salvatore

Dove sono i suoi fratelli?

“Il Muslim Council of Elders (Consiglio Musulmano degli Anziani), presieduto da Sua Eminenza Dr. Ahmed al-Tayyeb, Grande Imam di Al-Azhar, ha condannato l'attacco israeliano dei campi di rifugiati palestinesi a Rafah, a sud della Striscia di Gaza, che ha provocato numerose vittime e feriti tra i civili. Nella dichiarazione, il Consiglio si è appellato alla comunità internazionale e al Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite affinché intraprendano una seria e urgente azione, assumendosi le proprie responsabilità per porre fine all'attuale aggressione di Israele verso la Striscia di Gaza. Ha inoltre fatto appello per la riapertura del valico di frontiera di Rafah al fine di permettere gli aiuti umanitari nella Striscia di Gaza.

Il Muslim Council of Elders ha ribadito la sua posizione riguardo al fatto che il traguardo di una pace giusta e onnicomprensiva potrà essere raggiunto soltanto riconoscendo il diritto del popolo palestinese all'autodeterminazione e alla costituzione di uno Stato Palestinese indipendente con Gerusalemme come capitale.” (WAM – Emirates News Agency, 28/05/2024).

In Italia, alcuni organi di comunicazione si soffermano sulle grottesche imprese di un imam anarchico che occupa un’aula universitaria per fare una predica antisemita o sulla arbitraria e diseducativa decisione unilaterale di un docente laico di esimere alcuni studenti musulmani dallo studio della Divina Commedia. Dall’estero, un collega di Sarajevo mi ricorda una circostanza che ha provocato lo stermino dei musulmani bosniaci e la distruzione delle loro case nella città europea di Prijedor. Ogni casa di ogni famiglia musulmana era stata contraddistinta da un velo bianco e ogni musulmano bosniaco era stato indotto a rivestire l’avambraccio da una banda bianca. “The Day of White Armbands”, il giorno delle bande bianche sul braccio, sembra ricordare in modo simbolico seppure asimmetrico, la circostanza biblica nella quale l’angelo della morte venne inviato da Dio in Egitto per punire l’ostinazione sacrilega degli abitanti pagani entrando nelle case che non erano state contrassegnate dal sangue di un sacrificio al Dio Unico. Forse ci ricorda anche l’altro insegnamento del vangelo dell’apostolo Matteo quando il delegato in Palestina dell’imperatore Cesare Augusto ordinò di uccidere tutti i neonati per timore che fosse nato un Re alternativo al suo potere.

L’ostinazione di non liberare gli ostaggi da parte di una organizzazione terroristica ha molto in comune con la corruzione del paganesimo degli antichi egizi che si ostinarono a non rispettare alcun negoziato, a non liberare gli ebrei e persino a rincorrere il loro esodo con l’esercito prima di naufragare nel Mar Rosso. L’ignoranza e la disobbedienza ai principi religiosi da parte di Hamas sembrano simili all’arroganza e alla decadenza di una classe di falsi sacerdoti che verranno sconfitti intellettualmente e spiritualmente dalla profezia di Mosè e di suo fratello Aronne. Sempre in misura asimmetrica ma con una sproporzione drammatica di vite umane assistiamo allo sterminio di un popolo accusato di essere complice e compiacente, ambiguo e colluso, una passiva copertura di un gruppo di terroristi oppure un “danno collaterale” di una guerra dell’esercito guidato dal primo ministro Netanyahu: bisogna distruggere tutto e uccidere tutti! Ma questo davvero provocherà la liberazione? Non possiamo proprio salvare nessun innocente, nessun giusto? Senza fede, speranza e carità, quale sicurezza e salvezza per le nuove generazioni in Israele?

Se Erode “il Grande” aveva ordinato l’uccisione dei neonati nel suo regno di Giudea, un altro delegato dell’impero pagano romano, il prefetto Ponzio Pilato, ha interpretato la sua funzione essendo complice con alcuni membri corrotti del sinedrio nella messa in scena di una libera scelta democratica: salvare un ladro popolare o salvare un salvatore benedetto? In pochi hanno risposto per il salvatore, in molti hanno gridato in favore del ladro.

Se avessero potuto studiare la Divina Commedia avrebbero scoperto i significati e i livelli dei linguaggi nel simbolismo di una vita come anticipazione di un viaggio ultraterreno. Se avessero seguito il profeta Mosè e suo fratello Aronne avrebbero realizzato la liberazione nell’esodo, una conversione e un’elezione spirituale che apre ad un nuovo ciclo. L’attesa Messianica non è quella manipolata da alcuni ex governatori in Iran o da alcuni moderni ideologi in Russia né tantomeno quella invocata da alcuni fanatici rabbini ultraortodossi o quella dimenticata tristemente da molti fedeli musulmani e vescovi cristiani.

In Europa, a Srebrenica, c’è un quadro con una scritta: UN United Nothing. Sembra un richiamo a non porre tutte le speranze soltanto sulle risoluzioni di un organismo internazionale che, in Bosnia, è stato complice e compiacente, ambiguo e colluso, con il tiranno di una milizia di guerriglieri serbi nell’esodo e nel genocidio dei musulmani. Cosa fanno i popoli, i credenti e i politici, abdicano alla loro responsabilità di cittadini, religiosi e amministratori per fare appelli giuridici e demandare la soluzione finale alle organizzazioni internazionali? Ai credenti ebrei, cristiani e musulmani in Occidente e in Oriente spetta il compito di credere con coraggio e umiltà in un salvatore autentico per tutti senza diventare un artificio o una cifra o una ragione o un diritto con cui associarsi e senza diventare un feticcio in contrapposizione al prossimo, contro l’altro credente e cittadino, facendo un utilizzo volgare ed esclusivo della propria forma o interpretazione religiosa. È questa antitesi ostinata, questa polarizzazione viscerale, a disgregare non soltanto l’intelligenza e la fede ma anche l’innocenza e la purezza della profezia e il santo deposito della tradizione, a ostacolare l’accesso alla fonte della Verità e dalla Pace. Dove sono i fratelli del consolatore e del Salvatore? Dove sono i credenti nella Rivelazione del Dio Unico? Dov’è l’orientamento verso Gerusalemme?

“Tra le brutali uccisioni e distruzioni israeliane, il cui ritmo è senza precedenti, e la dura posizione del governo sionista nel rimanere sordo a tutti gli appelli globali per fermare lo spargimento di sangue palestinese, l'Islamic World Educational, Scientific and Cultural Organization (ICESCO) ribadisce la sua condanna di questo comportamento barbaro, che ignora tutti gli appelli, senza che si veda la luce in fondo a questo tunnel di oppressione e ingiustizia.

L'ICESCO fa appello al mondo intero, compresi i leader politici, le organizzazioni internazionali e regionali e le istituzioni giudiziarie, molte delle quali hanno ancora una coscienza, e all'umanità intera, affinché si uniscano contro questo comportamento ostile di Israele, che sta portando il mondo in un'anarchia che non risparmierà nessun luogo o persona.

Inoltre, l'ICESCO rinnova con tutta fiducia il suo fermo e incrollabile sostegno al nostro popolo a Gaza, Rafah e in tutti i territori palestinesi, e condanna fermamente la politica in corso di distruzione dei campi di profughi inermi e sfollati senza riguardo per i bambini, che sono diventati bersagli deliberati di questi massacri, o per gli anziani, che non possono più trovare alcun rifugio dalla politica di distruzione dall'entità sionista, che deporta la popolazione di Gaza dalle proprie case e insegue i feriti a Rafah, ignorando le decisioni della Corte Internazionale di Giustizia e di altre aule della giustizia globale.” (ICESCO, 28/05/2024).